Questo sito utilizza cookie. Proseguendo la navigazione nel sito si

acconsente al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy

Contenuto Principale

13 giugno 2012 ? Concluso il dibattito generale sul piano sociosanitario, giovedì 14 giugno, dopo le repliche finali dell'assessore alla sanità Luca Coletto e dei due relatori Padrin e Sinigaglia, l'aula entra nel vivo dell'esame del provvedimento e del voto degli emendamenti. I lavori del Consiglio si possono seguire in diretta on line. Il dibattito si è aperto con la relazione del presidente della commissione Sanità Leonardo Padrin (Pdl). Parlando a braccio, con un intervento che lo stesso relatore ha definito "non convenzionale", Padrin ha fatto appello al senso di responsabilità dei consiglieri regionali e della Giunta veneta nei confronti di 5 milioni di veneti e

della loro domanda di salute. Il piano ? ha scandito Padrin ? è "un grande disegno ormai improrogabile", perché le risorse disponibili per la sanità e il sociale sono destinate a diminuire. "O ci prepariamo ad affrontare la sfida della sostenibilità economica di un sistema che vale 8 miliardi e 600 milioni di spesa annua, 20 mila posti letto ospedalieri e conta 60 mila dipendenti diretti ? ha avvertito il presidente della quinta commissione ? o verremo meno al nostro dovere che è quello di dare risposte agli interessi dei cittadini che ci hanno eletto. E la salute è sicuramente al primo posto nella gerarchia degli interessi dei cittadini". Tra gli aspetti centrali e innovativi dei 15 articoli di legge del nuovo piano, Padrin ha evidenziato la valutazione annuale dei direttori generali delle Ulss da parte della Giunta, dell'assemblea dei sindaci e della quinta commissione, e la responsabilità che viene assegnata al Consigio regionale nella scelta del direttore generale della sanità veneta (il top manager dell'amministrazione regionale), figura che sarà indicata dal Presidente della Giunta ma votata dall'assemblea legislativa. E poi, ancora: le schede ospedaliere e territoriali che "saranno espressione della Giunta regionale, ma soggette al parere obbligatorio e vincolante del Consiglio regionale, attraverso la competente commissione, perché ? ha spiegato Padrin ? decidere quali reparti e quali servizi ci saranno nel territorio è compito di chi fa la programmazione, cioè del Consiglio, e non di chi gestisce". Per Padrin approvare urgentemente il piano, senza stravolgerlo, è un obbligo morale, sia per la maggioranza sia per l'opposizione, per riuscire a dare continuità alla buona qualità della sanità veneta e non tradire le aspettative di 5 milioni di veneti. "O noi riusciamo a riorganizzare la sanità e il sociale ? ha avvertito il relatore, facendo riferimento agli sviluppi di queste ore della trattativa Stato?Regioni sulle risorse per la sanità ? altrimenti saremo costretti a subire scelte culturali che non appartengono al governo di questa regione e a questa assemblea: scelte culturali, proprie del governo nazionale, che operano per 'tagli orizzontali' e che si traducono in una riduzione di finanziamenti per 500 milioni compensati dalla possibilità di aumentare le addizionali regionali Irpef e di porre i ticket sui ricoveri". La grande sfida per i legislatori e gli amministratori del Veneto ? ha fatto appello Padrin ? sarà invece quella di "riorganizzare e migliorare la sanità senza tassare ulteriormente i cittadini veneti che già stanno affrontando con fatica la crisi economica". Una sfida da affrontare con "urgenza" e "tempestività" ? ha ribadito ? perché ogni giorno di ritardo conferma una programmazione non ottimale e rappresenta un aggravio di spesa. Padrin, a questo proposito, ha annunciato un nuovo emendamento per impegnare Giunta, Consiglio regionale e quinta commissione al rispetto dei tempi previsti ? pena sanzione ? per la presentazione e l'approvazione del riparto annuale (che determina il budget di spesa per le aziende sanitarie), le schede e l'assunzione delle relative decisioni di programmazione. "L'altra sfida che ci aspetta ? ha aggiunto Padrin ? è la liberalizzazione della circolazione sanitaria all'interno della Ue, prevista dal 2014. La nuova frontiera che abbiamo davanti è la concorrenza che il Veneto dovrà sostenere nell'offerta di cure e servizi a confronto con le altre realtà europee. E il nostro sistema, che è e resta un sistema fondato sulla sanità pubblica, sarà misurato sulla base della qualità". Da qui l'accorato appello di Padrin a vigilare e a sentirsi tutti responsabili dell'approvazione del piano e della sua attuazione: "Non approvare il nuovo piano o approvarlo tardi ? ha avvertito il relatore ? rappresenterebbe un insuccesso dell'intera istituzione regionale, una sconfitta per la Giunta, il
Consiglio e l'intero sistema veneto, che si dimostrerebbe così incapace di rispondere alle ansie e alle aspettative dei cittadini e degli operatori". "Il nuovo piano sociosanitario ? ha concluso ? dovrà essere uno strumento duttile, da utilizzare senza rigidità, cambiandolo quando serve, per dare le risposte migliori, nel rispetto delle tradizioni culturali e tecniche di questa Regione, che sono fatte di solidarietà, di efficienza e di buona amministrazione". Il nuovo piano sociosanitario deve garantire a tutti i cittadini l'accesso ai servizi migliori e condizioni di equità tra i diversi territori. Questa la 'stella polare' che secondo il relatore d'opposizione Claudio Sinigaglia, dovrebbe guidare la nuova programmazione, che arriva a sanare un ritardo di 16 anni della Regione Veneto nell'aggiornare la propria politica sanitaria. Ma la bozza di piano in discussione, nonostante il fattivo apporto delle opposizioni ? secondo Sinigaglia ? disattende ancora questo obiettivo. Anche perché, nel corso di questi anni di inerzia programmatoria, la spesa sanitaria è lievitata. Sinigaglia ha ricordato che la sanità veneta ha accumulato un 'buco', anzi una "voragine di un miliardo e 350 milioni di euro", che rappresenta una ipoteca di 40 milioni di euro l'anno per i prossimi 25 anni. "E ora il quadro si complica ? ha avvertito Sinigaglia ? perché il Veneto è chiamato a far fronte a una forte riduzione di risorse: nel 2013?2014 è già previsto un minor finanziamento del Servizio sanitario nazionale di 8,5 milioni di euro, vale a dire 800 euro in meno per il Veneto". Nel frattempo ? ha spiegato Sinigaglia ? sono cresciute le domande dei salute dei veneti, a causa dell'invecchiamento della popolazione, e dell'aumento delle patologie croniche che riguardano ormai un milione e mezzo di veneti. Non è solo il problema delle risorse a mettere in crisi il sistema veneto di assistenza e di cure. Per Sinigaglia ci sono anche la disomogeneità nell'offerta di servizi tra le diverse Ulss, la progressiva crescita della mobilità passiva ospedaliera, cioè del numero di cittadini che vanno a farsi curare in altre Regioni, le lunghe liste di attesa per le prestazioni specialistiche e la diagnostica, e addirittura l'inserimento dei disabili nei Coed. E, infine, il ricorso inappropriato ad alcune prestazioni, a cominciare dal Pronto Soccorso. Il nuovo piano ? secondo Sinigaglia ? cerca di affrontare queste criticità e contiene, grazie anche all'apporto costruttivo delle opposizioni, alcuni elementi positivi: la valutazione annuale dei direttori generali delle Ulss e l'introduzione delle schede di programmazione territoriale (vera novità del piano) che programmeranno gli ospedali di comunità, gli hospice, le strutture per l'Alzheimer e la sclerosi multipla e i servizi nel territorio. "Ma le schede ? ha avvertito l'esponente del Pd ? dovranno essere contestuali al piano, e non potranno esserci tagli ai posti letto ospedalieri se prima non saranno attivati i servizi nel territorio". Giudizio positivo, da parte delle opposizioni, anche sulla nuova figura del direttore dei servizi sociali e delle funzioni territoriali, sull'obbligo della trasparenza dei bilanci per tutti i soggetti che ricevono finanziamenti dalla Regine, la regionalizzazione dell'informatizzazione e dell'acquisto dell'alta tecnologia sanitaria. Sinigaglia si è poi soffermato su quelle che ha definito le "gravi carenze" della bozza di piano: discrezionalità delle linee guida, mancanza di indicazioni sulla rete ospedaliera territoriale, mancanza di chiarezza su quali ospedali verranno convertiti in strutture intermedie, insufficienza della rete delle strutture di riabilitazione, carenza di programmazione sociosanitaria e mancata definizione dei livelli di assistenza sociale. A tali 'criticità' Sinigaglia ha aggiunto l'assenza dei criteri per il finanziamento delle aziende sanitarie, la confusa organizzazione dei servizi distrettuali e la scarsa valorizzazione delle professioni sanitarie e sociosanitarie. "Questo è un piano monco ? ha sintetizzato ? rappresenta una serie di linee guida, ma è privo degli elementi fondamentali della programmazione". Sinigaglia ha evidenziato lo sbilanciamento sul versante sanitario del piano, a scapito del sociale e dei suoi "attori", come il privato sociale, il terzo settore, gli enti locali. "Il nuovo piano ? ha concluso ? è un collage di buone intenzioni e di contraddizioni, perché non risolve né il problema delle liste d'attesa, né del finanziamento degli investimenti. Ci chiediamo se si farà e con quali risorse il nuovo ospedale di Padova? E il centro protonico di Mestre? E l'ospedale Borgo Roma di Verona? Ci preoccupano le scelte contraddittorie e divergenti della maggioranza, che ha approvato il piano in commissione ma nel contempo è stata rimessa in discussione dal suo presidente e dalla Giunta".
(Arv) Venezia 13 giu. 2012 ? Si è concluso nel tardo pomeriggio il dibattito sul piano sociosanitario
regionale. Domani mattina (a partire dalle ore 10.30) sono previsti l'intervento della capogruppo del Pd Laura Puppato e le repliche finali dell'assessore alla sanità Luca Coletto e dei due relatori Padrin e Sinigaglia. Poi l'aula entrerà nel vivo dell'esame e del voto degli emendamenti, che impegneranno le due giornate di giovedì 14 e venerdì 15. Ai 187 emendamenti depositati ieri, si sono aggiunti oggi sei emendamenti da parte della Giunta e quelli preannunciati da relatore e controrelatore. Intervenendo a nome della Lega Nord, Sandro Sandri, ex assessore alla sanità veneta, ha rigettato le accuse mosse dal controrelatore Sinigaglia sul 'preteso buco' della sanità veneta. "La partita degli ammortamenti non sterilizzati ? ha specificato l'esponente della Lega ? è diversa da quella della gestione dei servizi sanitari. I conti della sanità veneta sono sempre stati in ordine, monitorati periodicamente dal cosiddetto 'tavolo Massicci', e hanno consentito di pagare anche servizi aggiuntivi ai cittadini veneti". Quanto al piano sociosanitario regionale, Sandri l'ha definito un "buon piano", che potenzia la rete territoriale superando la logica 'ospedalocentrica'. Per Sandri il piano dà la giusta dimensione alle Ulss: il loro numero non può derivare dall'esigenza di risparmiare sui costi della dirigenza, ma dall'analisi dei flussi dei pazienti e della capacità di attrazione dei diversi ospedali. Ulss troppo grandi rischiano di essere troppo costose. Ciò che conta, devono essere i servizi resi ai cittadini. Entrando nel merito dell'articolato, Sandri ritiene "doveroso" che la figura del direttore generale della sanità, massima figura amministrativa nella gestione del comparto, sia di nomina del presidente della Giunta ed esprime forti perplessità sulla triplice valutazione annuale alla quale dovrebbero essere sottoposti i direttori generali: "Un sistema quello proposto dalla bozza di piano ? ha detto Sandri ? che inchioderà la sanità veneta istituendo un meccanismo troppo complesso composto da ben tre commissioni". Infine, Sandri ha assicurato il proprio sostegno alla proposta di istituire un fondo dedicato agli investimenti per le strutture ospedaliere, mentre ha espresso forti riserve sul parere "obbligatorio e vincolante" della commissione consiliare previsto per le nuove schede ospedaliere e territoriali. "Cari colleghi, così facendo ? ha detto Sandri, a nome della Lega ? andremo ad assumerci una responsabilità che non credo competa al ruolo programmatorio del Consiglio. Le scelte vincolanti del Consiglio potrebbero portare la Giunta al commissariamento, per mancato rispetto degli obiettivi di bilancio". Per Antonino Pipitone (IdV) il piano in discussione applica un modello anglosassone (hub e spoke) alla riorganizzazione della rete ospedaliera, pretendendo di ridurre a 30 la rete delle attuali 80 strutture ospedaliere attive in Veneto. "Se volessimo davvero applicare le linee di indirizzo di questo piano ? ha puntualizzato Pipitone ? dovremo chiudere almeno il 50 per cento degli ospedali attualmente esistenti. Chiaro che il modello 'hub e spoke' è una scatola vuota, ciò che conta saranno le schede ospedaliere". Il piano, inoltre ? ha osservato Pipitone ? non affronta il problema della diversa ripartizione delle risorse, per attuare la cosiddetta territorializzazione delle cure, né come limitare la fuga dei pazienti verso altre regioni, la cosiddetta 'mobilità passiva'. Né indica come superare l'"intollerabile problema delle liste di attesa". Infine Pipitone ha stigmatizzato il braccio di ferro in corso tra la Giunta, che vuole cancellare il lavoro della commissione, e il Consiglio che nel nuovo piano ha voluto affermare le proprie responsabilità di indirizzo e controllo. Stefano Fracasso (Pd), dopo aver denunciato la pressochè totale assenza degli esponenti della maggioranza, ha comparato la spesa sanitaria del Veneto, che in dieci anni è raddoppiata arrivando agli 8,6 miliardi di euro del 2012 (senza contare la spesa privata calcolabile nell'ordine di 1,2 miliardi), con il Pil della Regione che nello stesso arco di tempo è aumentato del 31 per cento. "Non ci sono le condizioni di finanza perché il fondo sanitario nei prossimi dieci anni possa raddoppiare ancora ? ha detto Fracasso ? La vera difficoltà di questo piano sarà conciliare la domanda crescente di servizi a fronte di una disponibilità finanziaria calante. Obiettivo davvero difficile da perseguire senza far riferimento a strumenti efficaci di governo, come i costi standard e le prestazioni standard". Per Fracasso il piano non dice nulla dice su questo e si prospetta quindi per i veneti una crescente insoddisfazione della domanda di cura, soprattutto per i non autosufficienti e i soggetti più fragili. Per Sergio Reolon, sempre del Pd, il piano "non esprime audacia di visione strategica ed efficacia di azione modernizzatrice". "Nel 2013?14 il Veneto riceverà circa 600 milioni di euro in meno per la sanità ? ha ricordato Reolon ? ma il piano non affronta il problema della riduzione delle risorse". I diritti dei cittadini, l'equità dei servizi, le garanzie di accesso universale alle cure rimangono, secondo Reolon, sullo sfondo del documento di programmazione. "Chi ha scritto questo documento, che non può essere definito piano ? ha detto Reolon ? non ha fiducia nella capacità della politica di fare delle scelte. Il piano è infatti un documento vuoto, che affida le decisioni vere alle successive schede, che saranno il frutto di mercanteggiamenti e compromessi poco trasparenti". Reolon ha, infine, preannunciato emendamenti per il riconoscimento della specificità bellunese. Bruno Pigozzo (Pd) ha criticato la scarsa integrazione presente nel piano tra sanità e sociale. A esserne penalizzati ? ha spiegato Pigozzo ? sono i disabili, i non autosufficienti, i soggetti più fragili, soggetti a ticket, lunghe liste di attesa, obbligo di compartecipazione a rette e spese per i servizi residenziali e diurni che, se gestiti dal pubblico, costano il doppio rispetto al privato?sociale. Polemico con gli emendamenti distribuiti dalla Giunta l'intervento del capogruppo dell'Udc Stefano Valdegamberi. "La Giunta sta smentendo il lavoro della commissione, esautorando il Consiglio dalle proprie responsabilità di indirizzo e di programmazione ? ha detto Valdegamberi ? L'assessore e la Giunta vogliono cancellare il parere vincolante e obbligatorio della commissione Sanità sulle future schede, impedendo così al Consiglio di tradurre i principi generali del piano in scelte coerenti. Così facendo, si mina il significato stesso del piano. Se la Giunta persevera nel voler far approvare questi emendamenti, il piano ritorna in commissione". Anche Gennaro Marotta, consigliere di Italia dei Valori, ha evidenziato l'incompletezza del piano e l'assenza di una maggioranza coesa che lo sostenga, come si evince ? ha detto ? dagli emendamenti dell'ultima ora presentati dalla Giunta, in merito ad approvazione delle schede, valutazione dei direttori generali, istituzione di un fondo sanitario per investimenti e ammortamenti non sterilizzati. "Emendamenti che smentiscono il lavoro della commissione ? ha osservato Marotta ? e che, peraltro, non affrontano, uno dei nodi più spinosi della sanità veneta, ovvero su come finanziare nuovi ospedali e riconversioni e come affrontare l'onere delle opere realizzate con finanza di progetto". Ultima a prendere la parola Laura Puppato, capogruppo del Pd, che ha tuttavia rinviato a domani il proprio intervento in polemica con l'assenza pressochè totale dei consiglieri di maggioranza. Laura Puppato ha stigmatizzato l'atteggiamento della maggioranza e della Giunta (presenti in aula gli assessori Coletti, Sernagiotto, Stival e Finozzi, ndr) su un provvedimento che ? ha ricordato ? vale il 75 per cento del bilancio regionale e riguarda i diritti e il benessere di tutti i veneti.

 

emenda

PIANO SOCIOSANITARIO: QUASI 200 EMENDAMENTI DEPOSITATI

12 giugno 2012 - Sono 187 gli emendamenti al piano sociosanitario 2012-2016 depositati in Consiglio regionale. Solo 2 gli emendamenti da parte di esponenti di maggioranza, uno a firma di Cristiano Corazzari della Lega Nord e uno sottoscritto dai due esponenti polesani del Pdl Mauro Mainardi e Maria Luisa Coppola: entrambi gli emendamenti mirano a salvaguardare le aree a basse densità abitativa nella distribuzione della rete ospedaliera, di allocazione dei servizi e nella definizione della geografia delle unità sanitarie locali. Dei 185 emendamenti presentati dai gruppi di opposizione, 54 sono a firma del Pd, 45 di Italia dei Valori, 30 dell'Udc, 29 di Verso Nord, 27 della Federazione della Sinistra veneta. Le proposte di modifica riguardano sia i 15 articoli della legge, sia le oltre 150 pagine dell'allegato che costituisce parte integrante della legge di programmazione sanitaria. La manovra emendativa depositata non esaurisce, comunque, le possibilità di modifica del provvedimento in aula: il nuovo regolamento attribuisce, infatti, al relatore (Leonardo Padrin, Pdl), al controrelatore (Claudio Sinigaglia, Pd) e alla Giunta la possibilità di presentare sempre emendamenti, durante tutto il corso della discussione.