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lettera aperta al presidente della regione Veneto, Luca Zaia

 

Veneto: un sistema di welfare che si sta sgretolando

 

SUI SERVIZI ALLE PERSONE CON DISABILITÀ

ZAIA NON DICE LA VERITA’

 

 

Signor Presidente,

Lei ha dichiarato che in Veneto non vuole sentire parlare di tagli. Noi le scriviamo per dirle invece che i tagli ci sono e che colpiscono le nostre vite, le nostre speranze, la nostra dignità, la nostra indipendenza e autodeterminazione e voglia di vivere come tutte le persone, anche se siamo in una situazione di grave disabilità.

Non riconoscendoci il diritto di poter vivere a casa nostra lei favorisce le case di riposo, impoverisce la nostra quotidianità e prepara il nostro prossimo ricovero.

 

Se questo per molti di noi non è ancora avvenuto è solo perché il Comune di Venezia integra in modo significativo, come nessun altro comune del Veneto, i finanziamenti per l’assistenza personalizzata che la Regione riduce anno dopo anno. Diminuiscono le ore di assistenza, aumenta il carico assistenziale ed economico che grava su noi stessi e sui nostri familiari.

 

Lei si difende dicendo che lo Stato ha ridotto i finanziamenti alle Regioni. E’ vero, ma è il solito rimpallo accusatorio, cominci innanzitutto lei a presentare un bilancio per il 2014 più solidale, visto che la Regione può fare molto più di quanto non faccia. Noi ad esempio sosteniamo che non si tagliano gli sprechi e che si spende in modo insensato. Si faccia spiegare dall’assessore Sernagiotto - se non lo sa - in cosa consiste il progetto “aiutati per aiutare te stesso ed essere utile agli altri”. Capirà cosa intendiamo. E se vuole fare qualche cosa di utile, sollevi l’assessore dal suo gravoso incarico.

 

Se invece di farlo lei vara provvedimenti che dal 1 gennaio 2014 riducono ancora i servizi domiciliari, cioè il sostegno ai bambini, ai ragazzi, alle persone adulte ed anziane non ci siamo, e non ci stiamo. Lei potrà anche dire che in Veneto i servizi sono garantiti, ma noi sappiamo per diretta esperienza che non è così, e che il sistema di protezione sociale si sta gradualmente sgretolando perdendo la positività che lo aveva contraddistinto in passato.

 

Non si garantiscono i servizi stabilendo un numero chiuso superato il quale si viene messi in lista d’attesa. Non si garantiscono i servizi erogando contributi economici irrisori e riducendo i finanziamenti ai comuni. Non si garantiscono i servizi togliendoli a chi compie i 65 anni di età, a chi è in situazione di gravità e ha il 100% di invalidità, o negando la frequenza stabile del Centro diurno.

 

I diritti umani non si possono mettere in lista d’attesa. Lei lo sta facendo, noi faremo il possibile per impedirlo.

 

Comitato per la Vita indipendente

delle persone con disabilità - Venezia

 

 

 

 

sip. Venezia  10 dicembre 2013